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Blu Come Il Mare Rosso Come Il Sangue
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Mi sveglio di soprassalto, Un profumo di agrumi misto a salsedine mi passa sotto al naso. Guardo in giro, i miei compagni di viaggio hanno già lasciato le loro brande. Con disprezzo per questi giorni duri mi sollevo dalla branda, un po' amareggiato da tutto quel che è. Faccio i primi due passi, le assi di legno ormai logore dal sale fanno un inchino. Esco dal sottoponte e vedo che il sole sta baciando quelle vele spiegate, colore porpora. Penso dentro di me, un altro giorno di viaggio senza destinazione, senza meta, senza destino. Con i polpastrelli mi strofino il volto, sentendo il solco di quella cicatrice che mi socchiude l'occhio destro, un bel regalo dell'ultimo viaggio intrapreso, con il capitano Perlay, sulla sua nave La Dark Ambassador, una delle navi più temute del mare Salco. Sciolgo dall'elastico i miei capelli biondi, che ricordano il sole, certo un po' egocentrico, ma comunque sono l'unico che può vantare una chioma di questo colore su questa bagnarola. Come da routine, vado vicino alla cabina del capitano dove con un po' d'attenzione si riesce a sottrarre dell'acqua potabile, se solo dovesse vedermi rubare dell'acqua dalle sue scorte sicuro finirei per ramazzare il ponte, o peggio fare la ronda in quella stiva, dove risiedono quei maledetti topi che sono saliti dall'ultima sosta fatta. Concluso il mio solito rito mattutino vado a vedere un po' che mansioni mi spettano oggi, certo sono il più anziano in questa brigata, ma anche a me spetta lavorare duro tutto il giorno solo per garantirmi una piccola cena, sempre se c'è. D'altronde è da due mesi che siamo in magra, il nostro capitano a stento mette il naso fuori dalla sua cabina, è ormai da tempo che sta cercando di seguire la Calipso, la pietra dei mari, la leggenda dice che dandola a uno stregone anziano la possa utilizzare per realizzare un solo desiderio. Il mio scetticismo per quei maledetti truffatori mi fa credere bene che stiamo seguendo una cosa mai esistita. D'altronde ricordo i miei genitori che diedero tutti i loro averi a uno stregone per avere il favore di campi fertili, fortuna, e buona salute, ma al contrario persero ogni avere, costringendoli a ricominciare da zero. Il mio scetticismo per quei maledetti truffatori mi fa credere bene che stiamo seguendo una cosa mai esistita. D'altronde ricordo i miei genitori che diedero tutti i loro averi a uno stregone per avere il favore di campi fertili, fortuna, e buona salute, ma al contrario persero ogni avere, costringendoli a ricominciare da zero. Il mio scetticismo per quei maledetti truffatori mi fa credere bene che stiamo seguendo una cosa mai esistita. D'altronde ricordo i miei genitori che diedero tutti i loro averi a uno stregone per avere il favore di campi fertili, fortuna, e buona salute, ma al contrario persero ogni avere, costringendoli a ricominciare da zero. 

Di colpo una mano forte mi picchia sulla spalla e mi riporta alla realtà, tornando a udire le onde che si infrangono sul legno della nave. 

Mi volto, e una faccia sorridente mi beffeggia. <<Ei sognatore, hai deciso di restare tutto il giorno a fissare quelle acque azzurre, oppure ti vuoi sbrigare e vieni ad aiutarmi? Siamo di ronda nella stiva, torna tra noi che dobbiamo spostare i sacchi di grano prima che quei bastardi rosicchino via tutto>>. William, ciò che più si avvicina a un fratello, è stato mio consigliere ai tempi, aiutandomi e la mia famiglia, senza chiedere mai nulla in cambio. Anche lui per una brutta disgrazia è stato costretto a seguire la fortuna per mare, ritrovandosi assieme a me su questa trappola che solca il blu. Lo seguo, d'altronde è difficile da perdere una persona con la sua mole, una montagna che cammina, capelli rossi come rubino, la barba lunga, non per nulla alle abbordate è il primo ad andare avanti, la sua maestria con l' ascia da guerra è incredibile. Gli occhi puntati addosso verdi mi fissano, <<Perdonami William, oggi sono particolarmente distratto>>.

Mi ammutolisco, e lo seguo stando attendo a non lasciarmi coinvolgere troppo dai miei ricordi. William tira su i sacchi come se fossero vuoti, e li carica su uno scaffale fatto di legno di rovere scuro e resistente. <<William, amico, non ti sembra che stiamo seguendo un viaggio senza meta? D'altronde siamo partiti per fare monete d'oro, non di certo per solcare queste acque maledette in cerca di qualche cosa che forse non esiste.>> William si gira con in spalla un dannato sacco di grano << Hai ragione Martin, anche io sono stanco di questa situazione, ma non possiamo fare altrimenti, l'ammutinamento potrebbe portarci alla morte>>. Torno immerso nei miei pensieri, certo queste mansioni non servono a nulla, ma per lo meno mi impegno del tempo. La giornata comincia a imbrunirsi, il mio sudore ormai ha solcato il volto, questo duro lavoro mi manda in fiamme la muscolatura. <<Ei Martin, a breve suona la campana della ritirata in cambusa, è ora di cena, ti va se dopo restiamo sul ponte a parlare un po'?>> Certo, Guglielmo come sempre la sera ha il vizio di ritirarsi sul ponte, raccontando le sue prodi avventure passate, anche se nessuno può dire se queste siano vere. Scendendo in cambusa un odore acre mi fa quasi rimpiangere di aver fama, ma d'altronde si può scegliere se mangiare questo o stare a stomaco vuoto. Mi siedo al mio solito posto, con davanti il ​​mio piatto pieno di una sbobba mischiata con cereali, fiocchi di avena e acqua salata. Tra il vociferare della ciurma, e sentendo i soliti lamentarsi di quanto faccia schifo questo cibo, sento dei passi pesanti che scendono le scale, eccolo, la sua figura nella penombra fa quasi pensare di essere al cospetto di un demone. Rasmond, o meglio dire il capitano Rasmond, Con il solito tricorno ormai rovinato dalle mille battaglie fatte, la barba nera come pece e lunga, Il suo classico vestito che sotto nasconde Lara e Jeims, le sue bambine, due spade leggere ma affilate come rasoi che da sempre lo accompagnano. I suoi occhi, che bucano l'anima, osservano tutta la brigata. Con la sua voce, che sembra esser caduto un fulmine nella strofa << Bene ciurma, stanotte le brande non vi serviranno, io e il capomastro Brayan abbiamo avvistato una fregata che dovrebbe trasportare oro e cibo a volontà, attaccheremo tra tre ore, quindi preparatevi , riprendetevi dalla sbronza, e affilate le vostre lame.>> Detto ciò, nel trambusto della sala, tra le persone fomentate e quelle impaurite la sua figura svanisce, come se si fosse volatilizzato. <<Ei Martin, non ti preoccupare, stasera stai dietro di me e riportiamo la nostra pellaccia su questa nave.>>

Certo, avrei preferito stare a sentire le storie di William, ma d'altronde questo è il nostro lavoro. Mentre ispeziono la mia spada che non abbia scheggiature sul filo e che la lama sia ben lucente, in sopra elevata sento il tintinnio della campana d'abbordo. <<Ecco ci siamo>>. Corro sul ponte, e siamo già molto vicini alla fregata, quasi riusciamo a vedere il nome sulla fidanzata, Landon ice. Cerco di scrutare sul ponte se vi è qualcuno, e un unica figura staziona sul ponte, immobile sembra quasi che non ci abbia notato. Gli arpioni di tiraggio sono carichi, e come se una freccia tagliasse l'aria, in un istante si impiantano nel legno fragile di questa fregata. Dentro di me penso che è tutto troppo semplice. <<William qualche cosa non torna, è impossibile che questa fregata si stia facendo assaltare in questo modo.>

<<Hai ragione Martin, stiamo attenti mi sembra una trappola>>. Neanche il tempo di finire la frase, ei nostri uomini stanno già salendo sulla fregata che, tutto d'un tratto, vira di scatto a babordo, mostrando la fidanzata e facendo fuoco con dei cannoni che non dovessero esserci. I cannoni, nascosti dalle tenebre della notte si rivelano distruttivi. Lingue di fuoco divampano sulla nostra Hydra. Dalla fregata nemica cominciarono a sentirsi boati di schioppo, e tintinnare di acciaio che sfrega contro altri fili di lame. Il cielo si copre di grida di sforzo e dolore. Dopo esser stato scaraventato a terra dall'esplosione, a pieni polmoni grido. <<William dove cazzo sei>>, mi volto sulla destra e vedo la sua possente mano che mi afferra e mi rimette in piedi. <<Martin, siamo alle porte dell'

In quell'istante mi resi conto che le parole dette da William erano vere, afferrai di scatto l'elsa della mia lama dalla cinta, ma forse il mio destino era già scritto. Un boato di schioppo mi ruppe il respiro, un dolore così intenso mai provato mi portò a stringere forte il mio fianco, e come ultima immagine, vedo le mie mani imbrattate dal mio stesso sangue, la vista annebbiata e poi buio.


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