Il mio respiro formava nuvole bianche nell'aria gelida dell'officina mentre stringevo la chiave inglese con dita intorpidite. Era l'ultimo turno prima del weekend, e ogni rumore metallico, ogni odore di olio e benzina mi sembrava amplificato, come se i miei sensi si fossero affinati per compensare il vuoto che Elita lasciava in me quando eravamo separati.
7Please respect copyright.PENANAbpuw4Dt90i
7Please respect copyright.PENANABnaBiP1HBa
-Hey, Anderson!- La voce di Mike risuonò dal fondo del garage. -Quel cambio d'olio è pronto?-
7Please respect copyright.PENANAEnLUbKkpGL
Annuiì senza voltarmi, le mani che lavoravano automaticamente mentre la mia mente era altrove.
Sentivo la sua mancanza come un dolore fisico, un tirare costante dietro lo sterno che solo il suo tocco poteva alleviare.
7Please respect copyright.PENANACHsnm4bUtX
Il telefono nella mia tasca vibrò. Un messaggio.
7Please respect copyright.PENANAk1ULQ2esUu
<<Ti aspetto a casa.>>
7Please respect copyright.PENANAx7viYhqw7t
Solo quattro parole, ma bastarono a farmi perdere il filo del lavoro. La chiave inglese mi scivolò di mano, cadendo sul cemento con un clangore che echeggiò in tutto l'officina.
7Please respect copyright.PENANATdkawGdmwn
-Tutto bene?- Mike mi fissava con sopracciglia alzate.
-Sì, solo... stanco.- Gli sorrisi, un'espressione che sentii incollarsi al mio volto come una maschera troppo stretta.
7Please respect copyright.PENANAkayMmFdjSp
Le mie dita formicolavano dal bisogno di toccarla, le mie labbra bruciavano dal desiderio di sentire le sue contro le mie.
7Please respect copyright.PENANAtWs2gF45h0
7Please respect copyright.PENANAJ5s3ufRT0W
La neve aveva iniziato a cadere di nuovo quando uscii dall'officina.
I fiocchi danzavano nella luce dei lampioni, creando un effetto ipnotico mentre guidavo verso casa.
Casa.
Ormai era questo il significato che quella parola aveva assunto. Non più quattro mura di mattoni, ma lei. Elita. Ovunque lei fosse, quella era casa mia.
La porta d'ingresso sembrò aprirsi da sola sotto la mia mano ansiosa.
Ed eccola lì.
Elita era in piedi davanti alla finestra, il profilo tagliente contro il chiarore lunare che filtrava attraverso i vetri appannati da un parziale schiarimento del cielo notturno.
Indossava una delle mie camicie, la stoffa bianca che le scendeva fino a metà coscia, illuminata a tratti dai riflessi della neve.
Non si voltò quando entrai, ma vidi le sue spalle irrigidirsi leggermente, come se avesse sentito il mio arrivo a livello viscerale.
-Sei tornato presto,- osservò, la voce un fruscio di seta nell'aria immobile.
Finalmente si girò.
I suoi occhi brillavano color ghiaccio nell'oscurità crescente.
-Lo so,- sussurrò, avanzando verso di me con movimenti felini. -Lo sentivo.-
Quando fu a portata di braccio, allungai una mano per toccarle il viso, ma lei scostò la testa con un sorriso enigmatico.
-Prima la doccia,- disse, il naso che si arricciò in modo adorabile. -Puzzi di benzina.-
Risi, ma il suono mi si strozzò in gola quando le sue dita mi slacciarono i primi bottoni della camicia. -Allora vieni con me,- proposi, la voce più roca del solito.
Elita mi fissò per un lungo istante, poi annuì lentamente.
L'acqua calda ci avvolse come una seconda pelle, il vapore che saliva a velare i nostri corpi intrecciati.
Elita mi premette contro le piastrelle fredde, le mani che esploravano ogni centimetro della mia pelle bagnata come se volesse memorizzarne ogni dettaglio.
-Ti ho sentito oggi,- mormorò contro la mia spalla, i denti che affondavano leggermente nella mia carne. -Eri..impaziente.-
Un brivido mi percorse la schiena, nonostante il calore dell'acqua. -Sempre- ammisi, le mani che le stringevano i fianchi.
Lei scostò il viso per guardarmi, gli occhi che sembravano scrutare direttamente nella mia anima.
-No, non solo così.- Una mano mi si posò sul petto. -Qui. Hai avuto paura.-
Deglutii. Era vero. Nel momento esatto in cui Mike mi aveva chiamato, un'ondata di panico mi aveva attraversato - la paura che qualcosa potesse tenermi di più al lavoro, lontano da lei, che potessi perdermi quel legame che ormai era diventato più essenziale dell'aria che respiravo.
-Non devi aver paura,- sussurrò Elita, avvicinandosi fino a sfiorarmi le labbra con le sue. -Sono parte di te ora. Niente può cambiarlo.-
Il bacio che seguì fu dolce e devastante al tempo stesso. Sentii il mondo sfocarsi, i confini tra noi dissolversi. Quando ci separammo, eravamo entrambi senza fiato, il vapore che ci avvolgeva come un mantello protettivo.
-Vieni,- mi prese per mano, guidandomi fuori dalla doccia. "Ho preparato la cena."
E in quel momento, mentre la osservavo muoversi nella nostra cucina con la sicurezza di chi sa di essere a casa, capii una verità terribile e meravigliosa:
Non importava cosa fosse Elita. Non importava quali segreti nascondessero quei suoi occhi glaciali o quale oscurità si celasse nel suo passato.
Ero suo.
ns216.73.216.209da2